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gelato excellent – Rouleur45

Paolo Fornaciari, viareggino, è stato un grandissimo gregario: da Cipollini (faceva parte del treno rosso Saeco) a Bettini, da Bartoli a Simoni e Cunego. Professionista dal 1992 al 2008, ha corso con Mercatone Uno, Saeco, Mapei, Lampre. Sceso di bici, ha aperto con la moglie Maddalena una gelateria, “Ultimo Kilometro” a Buggiano (Pistoia). Pensate: in carriera ha vinto una sola tappa, all’Herald Sun Tour in Australia nel 1994, ma nel weekend di Rimini, al Mondiale dei gelatai, ha vinto il primo premio con il “Macho Macho”.

E’ un gelato alla mandorla variegato con marmellata di arance amare e cioccolato fondente, il tutto ricoperto di mandorle tostate e lievemente caramellate. Il nome del gusto deriva dalle iniziali dei singoli componenti (M mandorle, A arancio CHO cioccolato) e dal suo elevatissimo potere energetico. ( L. Gialanella )

 

l’articolo che segue è stato scritto da Marco Pastonesi sulla sua rubrica “Pane e Gazzetta”

E’ una cialda rotonda, 7 centimetri di diametro, fine come un’ostia e arricciata ai bordi, color giallo-arancio, friabile e croccante. Sa di pasta frolla e anice. Per il suo primo gelato pubblico, Paolo Fornaciari ha scelto il brigidino: il brigidino di Lamporecchio. L’altra sera al Circolo Arci di Stabbia, che è appiccicata a Lamporecchio. Un omaggio al brigidino, a Stabbia, e a quello che ormai è noto al mondo come il triangolo delle Bermuda del ciclismo.

“Il Forna” ha attaccato la bici al chiodo. A dire la verità, a un gancio. Invece il chiodo, perdipiù d’oro, glielo hanno consegnato. Ci sarebbe stato da piangere, ma con “il Forna” non si è mai potuto, non si può, non si potrà. Lui è uno che ha sempre messo allegria, e allegria la mette anche il gelato.

Sedici anni da professionista. L’esordio il 17 settembre 1992, con la maglia gialla della Mercatone Uno. Stagista, si direbbe adesso. Una covata di ragazzi toscani con la voglia di ciclismo. Paolo, che verrebbe da chiamare Paolone per via dell’altezza da giocatore di basket (1,92) e Paolino per via che con lui la vita sembra sempre da pantaloni corti, terza media e poi a scuola direttamente dalla vita, non passerà alla storia per le sue vittorie. Totale: una. Però una vittoria dell’altro mondo. All’Herald Sun Tour, in Tasmania. Squadra mista, braghe della Mercatone Uno e maglia di uno sponsor locale, pronti-via e fuga a due, lui e Fabio Roscioli, tutto il santo giorno loro due in fuga e il gruppo dietro a braccarli senza lasciarli respirare. Come pedalare in un orto botanico, racconta Fornaciari, tanta era l’umidità. E poi canguri e koala o altri animali imprecisati e imprecisabili, date anche le condizioni di disagio e fretta in cui i due evasi possono godere il panorama. Finché a 5 chilometri dall’arrivo, mentre sono piegati in due dallo sforzo, si sente un sibilo. Come di una gomma forata. “Ho forato”, urla Fornaciari. Macché. “Ho forato io”, ribatte Roscioli. “Ti aspetto”, tenta Fornaciari. Macché. “Va’ al traguardo”, urla Roscioli. “Il Forna” obbedisce: sa che, se fossero arrivati loro due, si sarebbe dovuto accontentare del secondo, se non del terzo posto, perché in volata meglio lasciar perdere. Invece, così, da solo, non si sa mai. Pedala e pedala, alla fine arriva all’ultimo chilometro, e poi al traguardo. E vince.

Una vittoria e tre secondi posti: ma anche qui, taglia corto lui, meglio lasciar perdere tra uomini scappati e volate perdute. A un certo punto “il Forna” ha lasciato perdere almeno l’idea del vincere, e si è dedicato all’idea del farle vincere. Ai suoi capitani. Da Mario Cipollini a Stefano Garzelli, da Paolo Bettini a Gilberto Simoni, da Damiano Cunego ad Alessandro Ballan. Coprire, ricucire, aiutare, portare, accompagnare: in un solo verbo, tirare. Questo durante la tappa. Ma un gregario lo si giudica anche da quello che fa prima e dopo la tappa: tenendo su il morale della truppa. E in questo Fornaciari è, era, impareggiabile, imbattibile, insuperabile. Una quantità di spirito, un patrimonio di umanità, una miniera di calore. Come quella volta in cui adotta Andrea Tafi, un Tafino, almeno all’inizio di quella Parigi-Roubaix, e lo conforta, coccola, rincuora, e poi lo accende, convince, scatena, fino a trasformarlo in un Tafone. Risultato: a una trentina di chilometri dalla fine dell’inferno Fornaciari spacca la forcella, distrugge la bici, sale sul camion e va al traguardo, intanto al traguardo Tafone ha già vinto.

“In questi 16 anni di ciclismo mi sono proprio divertito — dice ’il Forna’ — e rifarei le stesse cose, e le stesse corse: tirare le volate a Cipo, correre per Bartoli, dormire con Righi, uscire con Mori. Ho un solo rammarico: non aver mai indossato la maglia azzurra. C’è stato un anno, era quello di Zolder, in cui il percorso era ideale per le mie caratteristiche e io andavo forte. Ma forse in Nazionale c’erano già troppi miei compagni di squadra. Comunque: amen. E poi, grazie al ciclismo, ho anche conosciuto quella che poi sarebbe diventata mia moglie”. Siccome lei abitava dalle parti di Montecatini e lui a Viareggio, “il Forna” prima saliva in bici e si allenava, poi scendeva di bici e saliva in macchina e andava a trovarla, infine risaliva in macchina e tornava a casa: e per tenersi sveglio, niente caffè, ma pasticche Fisherman, quelle che violentavano la gola.

Stefano Benvenuti, inventore del Premio Tandem e del Chiodo d’oro e del Triangolo delle Bermuda, ha dedicato a Paolone-Paolino la poesia di Gianni Rodari: “Filastrocca del gregario / corridore proletario, / che ai campioni di mestiere / deve far da cameriere, / e sul piatto, senza gloria, / serve loro la vittoria. / Al traguardo, quando arriva, / non ha applausi, non evviva. / Col salario che si piglia / fa campare la famiglia / e da vecchio poi si acquista / un negozio da ciclista / o un baretto, anche più spesso, / con la macchina per l’espresso”. Cui Benvenuti ha aggiunto, per l’occasione: “O se tu sei privilegiato / puoi produrre anche il gelato”. A cominciare da quello al brigidino.

“Il Forna” sta facendo come faceva da corridore: si è portato avanti. Ha imparato (lo sta ancora imparando) il mestiere, ha un capitano gelatiere campione d’Italia (Palmiro Bruschi da San Sepolcro, a sua volta allievo del maestro gelatiere Carlo Pozzi da Milano), ha anche trovato un posto a Borgo a Buggiano, che è appiccicato a Montecatini, e per la gelateria ha già inventato il nome giusto: “Ultimo chilometro”. E in attesa di laurearsi in pistacchio e torroncino, ha previsto il pronti-via della gelateria: all’inizio del 2009. Per lui sarà una partenza, per noi un traguardo.